La parrocchia Conversione di san Paolo si trova nel paese di Bernate, una piccola frazione del Comune di Casale Litta, posta nella parte più settentrionale del territorio comunale.
Il centro abitato
Anche per Bernate, il primo documento che ne attesta l’esistenza è il Liber Notitiae del XIII secolo, nel quale si cita “Brinate ecclesia sancti pauli”. Il nucleo storico così come appare oggi risulta già conformato nel 1722: una serie di impianti a corte, tra loro differenti per tipologia e ampiezza, aggregati lungo la strada che conduce a Inarzo, probabilmente sviluppatisi da nord verso sud, ossia partendo dalla zona più prossima all’abitato di Inarzo. Bernate insieme ad Inarzo costituiva un’unica parrocchia ed entrambe ricadevano nel territorio del Comune di Casale. L’origine del nucleo è sicuramente di tipo rurale ed è possibile notare come, fino al XIX secolo, la chiesa non rappresentava un elemento accentratore dello sviluppo, mantenendosi isolata rispetto al nucleo originario.
[fonte: “Casale Litta – Storia, arte e società”]
La parrocchia
La parrocchia Conversione di San Paolo in Bernate è stata istituita in epoca recente, con decreto dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari datato 1901. Il decreto motivava l’istituzione della nuova parrocchia sia con le liti insorte tra gli abitanti di Inarzo e quelli di Bernate, sia con la presenza a Bernate di un sacerdote che svolgeva funzioni quasi parrocchiali. La chiesa risulta tuttavia essere una delle più antiche del territorio del Comune di Casale Litta, sebbene la struttura abbia subito negli anni numerosi ampliamenti. la parrocchia è rimasta indipendente fino al 2002, quando è entrata a far parte dell’Unità Pastorale comprendente le parrocchie di Casale Litta e Villadosia, e nel 2010 è confluita nella Comunità Pastorale “Maria Regina della Famiglia”.
Una figura importante legata alla storia della parrocchia è certamente quella di mons. Ambrogio Guffanti, parroco a Bernate dal 1955 al 2002, anno in cui venne a mancare. Fu nominato monsignore nel 2001, con il titolo di “Cappellano di Sua Santità” e a seguito della sua morte, avvenuta il 19 Marzo del 2002, la piazza a fianco della chiesa è stata intitolata a lui. Nell’omelia fatta per il funerale di don Ambrogio, mons. Marco Ferrari lo ricordava così:
“Ora guardiamo a Lui e ci chiediamo chi era don Ambrogio. Penso che, dovendo parlare di lui ci direbbe: ‘Non fate mica tante storie, pregate per me e poche parole’.
Lui diceva ‘sono un caratteraccio’. In realtà proprio no. Certo, talvolta era burbero, sempre schietto, senza diplomazia: dava il suo prodotto senza confezionarlo. Ma il prodotto buono c’era e si poteva coglierne la generosità, l’animo aperto, la fede e la carità che godeva nel vedere contenti gli altri.”