Riportiamo in allegato un saggio del filosofo Rocco Buttiglione, ex politico e accademico italiano, è stato Ministro ed è profondo conoscitore del pensiero e del magistero di san Giovanni Paolo II.
Molti critici di Amoris Laetitia la oppongono a Veritatis Splendor. La stessa cosa fanno alcuni presunti sostenitori che la considerano una specie di rivincita della teologia della situazione contro S. Giovanni Paolo II.
Sbagliano gli uni e sbagliano gli altri. L’errore nasce dal fatto di non considerare il fatto che Papa Francesco si pone sul terreno non della giustificazione dell’atto ma delle circostanze attenuanti soggettive che diminuiscono la responsabilità dell’agente. Questo è proprio dell’equilibrio dell’etica cattolica.
«Una volta la Chiesa scomunicava i divorziati risposati. Lo faceva per una giusta preoccupazione: non dar scandalo e non mettere in discussione l’indissolubilità del matrimonio. Ma allora vivevamo in una cristianità compatta. Si poteva supporre che tutti sapessero che cosa fosse il matrimonio, un sacramento nel quale gli sposi si rendono reciprocamente garanti dell’amore di Dio e dunque se ti abbandono, in qualche modo è come se Dio ti abbandonasse. Giovanni Paolo II ha detto che non si possono scomunicare i divorziati risposati, ricordando che in ogni peccato esistono fattori oggettivi e fattori soggettivi. Ci sono persone che possono fare la cosa sbagliata, che resta un male, ma senza esserne totalmente responsabili. E allora Papa Wojtyla ha aperto, invitando i divorziati risposati a entrare nella Chiesa, accogliendoli, battezzandone i figli, reintegrandoli della comunità cristiana.”
“Francesco fa un ulteriore passo in avanti in questa direzione. Non dice che i divorziati risposati possono ricevere o pretendere la comunione, evviva! No! Il divorzio è pessimo e non ci possono essere atti sessuali al di fuori del matrimonio. Questo insegnamento morale non è cambiato. Il Papa dice che adesso i divorziati risposati possono andare a confessarsi, iniziare un percorso di discernimento con il sacerdote. E come si fa in ogni confessione, per ogni peccato, il sacerdote deve valutare se esistano tutte le condizioni perché un peccato sia considerato mortale”.
L’approccio di Papa Francesco e l’errore di alcuni dei suoi critici. I critici presuppongono un soggetto cristiano ben formato, in cui le passioni sono interamente soggette alla ragione, che vive in una società che facilita o almeno non ostacola la percezione del giusto ordine dei valori e dei beni morali. Il Papa vede un’umanità dolente, fatta in gran parte di vite danneggiate, alla quale tuttavia bisogna comunicare la lieta novella che Dio li ama e li chiama alla comunione con Lui e con tutti gli uomini. Talvolta questi uomini non sono affatto cristiani e bisogna fare i conti con le loro culture, con l’insieme di valori e di disvalori che sono propri di ciascuna di esse.
Fonte delle citazioni:
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Andrea Tornielli – la Stampa 30/05/2016 – leggi articolo qui
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Rocco Buttiglione – la Stampa 03/02/2017 – leggi articolo qui
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