Il celebre astrofisico, una delle menti scientifiche più brillanti del nostro tempo, è morto a 76 anni anni nella sua casa di Cambridge. Colpito dalla Sla a 22 anni e costretto su una sedia a rotelle non si è mai lasciato piegare dalla malattia. La sua ricerca sull’universo come un percorso religioso.
«È incredibile come Stephen Hawking abbia saputo completamente ribaltare l’immagine di quello che tutti consideriamo un uomo di successo. Ha raggiunto la fama pur immobile dentro una sedia a rotelle e costretto a comunicare con un sintetizzatore. Il suo corpo imperfetto ci ricorda come sia importante amare i limiti che abbiamo e cercare di superarli». Così Heather Widdows, docente di filosofia morale all’Università di Birmingham, ricorda il famoso scienziato scomparso ieri nella sua casa di Cambridge, all’età di 76 anni, al quale il mondo scientifico deve la teoria cosmologica sull’inizio senza confini dell’universo e la termodinamica dei buchi neri.
«Stephen Hawking si è battuto con forza per i diritti dei disabili», ricorda ancora la professoressa Widdows. «La nostra cultura ci presenta spesso un’immagine di corpo perfetto alla quale tutti dobbiamo aspirare e questo scienziato ci ha dimostrato quanto falso e vuoto sia questo ideale».
Tra gli innumerevoli tributi a Hawking anche quello del primate anglicano Justin Welby che ha definito “insuperabile” il suo contributo alla scienza e ha detto che Hawking ha vissuto “con coraggio e passione”. L’arcivescovo di York, John Sentamu, afferma invece: “Stephen Hawking è stato un gigante di scienza e umanità”. «La sua capacità di sperare e la sua fiducia nella vita gli hanno permesso di sconfiggere per anni la morte. Possano gli angeli di Dio dargli il benvenuto».
Uno Stephen Hawking “profondamente religioso” nel suo “desiderio di capire l’universo e di scoprire i suoi segreti”. Così lo descrive la fisica angloitaliana Elisabetta Canetta, docente all’Università Cattolica londinese st. Mary’s. «Hawking era un cosmologo straordinario e un fisico teoretico eccezionale e il suo lavoro ci ha permesso di penetrare il mondo affascinante della meccanica quantistica e di migliorare la nostra conoscenza dei buchi neri», spiega Canetta. «Benché fosse ateo, la sua ricerca aveva tutte le caratteristiche di un percorso religioso perché essere religiosi significa cercare risposte a domande fondamentali sull’origine dell’universo e sul ruolo dell’umanità nel piano del mondo».
«Il lavoro straordinario e fondamentale portato avanti dal professor Hawking negli ultimi cinquant’anni ha senz’altro contribuito alla ricerca di Dio da parte dell’umanità», secondo Canetta perché «la sua opera scientifica riecheggia queste parole di Einstein: “L’esperienza più bella e profonda che un uomo può avere è quella di una sensazione di mistero. Essa sta alla base della religione e di qualsiasi altra seria impresa si tratti di arte oppure di scienza. Mi basta meravigliarmi davanti a questi segreti e tentare umilmente di percepire la semplice immagine dell’impressionante struttura che armonizza tutto ciò che esiste”».
«Piangiamo la morte di Stephen Hawking. È stato uno scienziato di mirabile intuito, che ancora più straordinariamente ha saputo dare un volto umano alla cosmologia e all’astronomia». Il gesuita Guy Consolmagno, direttore della Specola Vaticana, così ha commentato la scomparsa di Stephen Hawking. «Il suo compagno cosmologo, il compianto padre Bill Stoeger della Specola Vaticana morto nel 2014, ha studiato con lui a Cambridge e i due sono rimasti buoni amici per tutta la vita», conclude Consolmagno.
Tratto da sito Chiesa di Milano Giovedì 15 Marzo 2018
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