L’Arcivescovo Mario Enrico Delpini ha presieduto, nella Basilica di Sant’Ambrogio, la Professione dei Voti perpetui di due giovani religiose, a poco più di un’ora dalla presa di possesso canonica della Sede Arcivescovile di Milano avvenuta in Duomo, per procura tramite il vescovo monsignor Erminio De Scalzi.
Riportiamo di seguito Omelia
Fin dove, viandanti?
Fin dove siete andati, viandanti?
“Siamo andati fino a Gerusalemme – rispondono i viandanti -. Siamo andati fino alla città santa, fremente di attese e di impazienze, di folle agitate e di potenti suscettibili. Siamo andati fino alla città perché abbiamo a cuore il nostro popolo e le sue speranze e le parole del maestro e i suoi segni hanno aperto orizzonti e alimentato la nostra fiducia. Speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele, perché proviamo compassione per l’oppressione della nostra gente e lo scoraggiamento che talora la deprime e l’inquietudine che talora la rende facile vittima di promesse e illusioni. Ecco fin dove siamo andati: fino alla città dei nostri fratelli uomini”.
Non basta andare fino alla città, viandanti! Non basta che la compassione sia un sentimento che vi induce a condividere, che la desolazione del popolo sia una domanda che vi raggiunge come una ferita, che l’inquietudine vi contagi come una malattia. La vicinanza offre un momento di sollievo, la presenza amica rende più sopportabile la tribolazione, ma non basta. Non basta andare fino alla città degli uomini.
Siamo andati fino al Golgota – rispondono i viandanti -. Siamo andati fino allo spettacolo tremendo della croce, quando si è compiuta la trama dei potenti e il profeta venuto dalla Giudea è stato messo a morte. I capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Siamo andati fino a constatare che il potere è nemico dei profeti e che i giusti sono vittime dell’ingiustizia e che chi vuole essere fedele al Dio misericordioso e liberatore non ha successo sulla terra abitata dall’oppressore senza pietà. Siamo andati fino a contemplare un esempio ammirabile di pazienza e di fortezza, fino ad ascoltare le parole estreme del perdono. Ecco fin dove siamo andati: fino a raccogliere l’esempio di una morte tragica e di un amore esemplare.
Non basta andare fino al Golgota, viandanti! Non basta raccogliere l’esempio di una bontà che non si lascia stancare della cattiveria umana, basta riconoscere che un uomo giusto, un altro, fra mille e mille, è stato ingiustamente messo a morte. Non basta l’esempio, non basta lo sdegno.
Non basta andare fino al Golgota.
Siamo andati fino alle parole dei profeti e alle scritture sante – rispondono i viandanti -. Siamo andati fino a quelle parole che ci hanno fatto ardere il cuore, le parole di Mosè e di tutti i profeti, le scritture che si riferiscono al Messia. E riascoltando quelle parole abbiamo avvertito come una nuova sapienza che viene dall’alto e apre orizzonti, abbiamo visto il dramma della storia e la missione del Messia in una inaudita profondità. Nessuna parola umana, nessuna sapienza di filosofo o di scienziato ha avuto mai l’audacia di parlare con tale intensa consolazione, con tale luminosa penetrazione per fare risplendere la bellezza delle promesse e il fondamento della speranza.
Non basta andare fino alle scritture, viandanti! Non basta applicare la mente alle pagine sante per trarne la sapienza antica, luminosa di nuova luce, non basta l’esercizio della meditazione e la pratica dell’ascolto che si lascia istruire e accendere di ardore. Le parole di Mosè e di tutti i profeti suggeriscono pensieri, sentimenti, visioni promettenti della storia, ma non bastano a portare a compimento la salvezza.
Allora, fin dove si deve andare, pellegrino?
Ecco fin dove si deve andare, fino allo spezzare del pane! Fino al sacramento che rende accessibile la comunione con il risorto, che rende possibile dimorare nel Signore non per un ricordo affettuoso, non per un pensiero coerente, non per un sentimento intenso, ma per l’opera di Dio che rende partecipi della stessa vita del Figlio.
Ecco fin dove si deve arrivare, fino allo spezzare del pane che celebra la presenza reale del sacrificio che salva e che chiama alla comunione fino al sacrificio.
La consacrazione definitiva con i voti solenni è il compimento del percorso della fede in una storia concreta: le sorelle che emettono i voti sono una parola e una testimonianza per tutta la comunità per rispondere alla domanda: fin dove, viandanti?
Le sorelle rispondono: sì, si deve andare fino alla città degli uomini, praticando la compassione, si deve andare fino al Golgota raccogliendo un esempio, si deve andare fino alle Scritture sante di Mosè e di tutti i profeti lasciando che la parola faccia ardere il cuore, ma non basta per la nostra vita e la nostra fede. Si deve andare fino allo spezzare del pane, cioè alla grazia che fa della Pasqua di Gesù la presenza che salva e della fede in lui l’appartenenza che segna tutta la vita.
Ecco fin dove di deve arrivare, fino alla definitività, vissuta non come un impegno da assumere, ma come la grazia che si irradia dalla definitiva consegna di Gesù che rende possibile la definitiva consacrazione a lui.
Perciò ringraziamo Sr Anna e Giusi perché sono arrivate fino allo spezzare del pane e hanno accolto la grazia di consegnarsi anch’esse per sempre come Gesù si è consegnato.
Ringraziamo sr Anna e Giusi perché ricordano a noi e a tutti, soprattutto ai viandanti smarriti e tristi, ai viandanti tentati di fermarsi troppo presto, che la vita è piena solo se arriva fin là, allo spezzare del pane e alla rivelazione di Gesù.
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