In Ricordo del Cardinale Dionigi Tettamanzi.
Il testo inviato dal Santo Padre a Scola e a Delpini
in ricordo del cardinale Tettamanzi
A sua Eminenza Rev.ma Il cardinale Angelo Scola
Amministratore apostolico
A sua Eccellenza Rev.ma mons. Mario Delpini
Arcivescovo eletto
Nell’apprendere la notizia del decesso del caro cardinale Dionigi Tettamanzi, desidero esprimere le mie condoglianze ai familiari e a codesta comunità diocesana, che lo annovera tra i suoi figli più illustri e tra i suoi pastori più amabili e amati. Penso con affetto e ricordo con gratitudine l’intesa opera culturale e pastorale profusa da questo benemerito fratello che nella sua feconda esistenza ha testimoniato con gioia il vangelo e servito docilmente la chiesa, dapprima come presbitero nell’Arcidiocesi di Milano, poi come vescovo ad Ancona-Osimo, segretario della conferenza episcopale italiana, arcivescovo di Genova, in seguito Arcivescovo della diletta Chiesa ambrosiana, infine amministratore apostolico di Vigevano. sempre si distinse come pastore sollecito, totalmente dedito alle necessita’ e al bene dei sacerdoti e dei fedeli tutti, con una peculiare attenzione ai temi della famiglia, del matrimonio e della bioetica, dei quali era particolarmente esperto. elevo la mia preghiera al signore affinchè, per intercessione della Beata Vergine Maria, che egli ha tanto amato, accolga questo suo fedele servitore nel gaudio e nella pace eterna, e di cuore imparto a coloro che ne piangono la scomparsa la benedizione apostolica, con un pensiero speciale per quanti lo hanno amorevolmente assistito in questi ultimi tempi di malattia.
Franciscus pp.
Dal Vaticano, 5 agosto 2017
La dichiarazione dell’Arcivescovo eletto di Milano,
monsignor Mario Delpini, per la morte del cardinale Dionigi Tettamanzi
Voglio esprimere la mia gratitudine per la testimonianza che il cardinale Dionigi Tettamanzi ha reso con la sua vita donata senza risparmio.
Per la sua disponibilità infaticabile al lavoro, la sua capacità di empatia con la gente, la sua armonia nella personalità e per il suo magistero Egli ha costituito un punto di riferimento per tutti noi.
Io particolarmente gli sono grato per il suo ministero di insegnante e maestro di vita di fede e per la fiducia che mi ha accordato – tra l’altro – proponendomi per l’Episcopato.
Lo ricordo così, nella preghiera riconoscente al Signore.
Monsignor Mario Delpini
Arcivescovo eletto
Arcidiocesi di Milano
Dall’Omelia del Card. Angelo Scola alle esequie del Cardinale
Accompagniamo in questa liturgia il carissimo Cardinale Dionigi all’incontro definitivo con Dio.
1. «Questo è il mio corpo che è dato per voi…» «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (cf Prima Lettura, Lc 22,19-20). Gesù, che ha «desiderato ardentemente mangiare [questa] Pasqua con i suoi prima della sua passione» (cf Lc 22,15), per i suoi offre totalmente se stesso. Si rivolge anzitutto agli apostoli, ma anche a tutti coloro che lungo il tempo e in tutti i luoghi crederanno in Lui. Quindi anche a noi, cristiani dell’odierno frangente storico. Nella circostanza particolare della dipartita del carissimo Cardinale Dionigi, questo “per voi” di Cristo diventa in modo del tutto speciale “per lui”, per il Cardinale.
La morte di questo uomo «amabile ed amato», come l’ha definito Papa Francesco nel suo Messaggio, non è una sconfitta della vita. Al contrario, ne è la pienezza. La sua morte è una vittoria. Ce lo conferma la Seconda Lettura, tratta dalla Passione secondo Matteo. Oltre al buio di mezzogiorno taluni segni clamorosi – secondo la tradizione profetica, fanno riferimento ai tempi finali – sono suggellati dall’affermazione: «i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono» (Vangelo, Mt 27,52).
2. Carissime, carissimi, la risurrezione, cioè il pieno compimento del nostro destino, deve ora abitare il nostro cuore, ci deve dominare. Chi muore in Cristo Gesù partecipa di tutta la Sua opera di redenzione. Certo essa è passione e doloroso distacco dalla vita terrena, ma, in senso definitivo, è risurrezione. Gesù, unito alla Sua madre diletta, vivo nel Suo vero corpo in seno alla Trinità con le Sue piaghe gloriose, sta già abbracciando il Cardinale Dionigi. Egli ne era ben cosciente. Nell’Omelia del giorno di Pasqua del 2011 affermò: «Mi ha molto commosso quanto ha detto in un’intervista un monaco scampato alla strage nella comunità algerina di Tibhirine. “Abbiamo appreso della morte dei nostri confratelli il 21 maggio 1996. Stavamo recitando i vespri. All’improvviso è arrivato in cappella un giovane monaco che si è gettato per terra davanti a tutti, gridando la sua disperazione: «I fratelli sono stati uccisi!». La sera, mentre eravamo fianco a fianco a lavare i piatti, gli ho detto: “Bisogna viverlo come qualcosa di molto bello, di molto grande. Bisogna esserne degni”».
… Colpiva in lui il permanente sorriso, espressione di una umanità contagiosa, riverbero della tenerezza di Gesù e di Maria Santissima verso tutti coloro che incontrava e con eccezionale pazienza salutava ad uno ad uno.
Era inoltre profondamente competente nel campo delle scienze morali e bioetiche, come rivelano le numerose pubblicazioni e, in modo speciale, la collaborazione diretta con San Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI e con Papa Francesco.
Per quanto riguarda la metropoli milanese, il rapporto del Cardinale Dionigi con la società civile ebbe un peso notevole. Si manifestò non solo attraverso un’apertura al confronto sociale a cui va aggiunto quello ecumenico e interreligioso, ma anche attraverso un’attenzione ai problemi della famiglia, delle famiglie ferite, della vita, del lavoro e dell’emarginazione nelle sue tante e dolorose forme. Il Cardinale era guidato da un profondo senso di giustizia che si esprimeva nella promozione e nella difesa dei diritti di tutti e di ciascuno vissuti nel loro legame profondo con i doveri e garantiti da buone leggi. Seppe denunciare senza timidezze, ma sempre in modo costruttivo, i mali delle nostre terre…
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