“La più grande gioia ? I ventidue anni di episcopato a Milano.”
(Carlo Maria Martini intervistato da Aldo Maria Valli nel 2011.)
Domenica 31 agosto, nel secondo anniversario della morte del cardinale Carlo Maria Martini, l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha presieduto in Duomo una celebrazione eucaristica di suffragio.
Scarica qui il testo dell’omelia. Omelia 31.8.14 Card. Scola – Duomo Milano
Discorsi alla città del Cardinal Carlo Maria Martini
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- Paure e speranze di una citta_discorso_alla_citta_2002_06_28
- Terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace_discorso_alla_citta_2001_12_06
- CORAGGIO SONO IO, NON ABBIATE PAURA_discorso_alla_citta_1999_12_06
- IL SEME, IL LIEVITO E IL PICCOLO GREGGE_discorso_alla_citta_1998_12_05
- ALLA FINE DEL MILLENNIO- SERVI INUTILI, LIBERI, UMILI E GRATI_discorso_alla_citta_1997_12_05
- ALLA FINE DEL MILLENNIO, LASCIATECI SOGNARE_discorso_alla_citta_19961206
- C’E’ UN TEMPO PER TACERE E UN TEMPO PER PARLARE_discorso_alla_citta_1995_12_06
- NOi e L’islam_discorso_alla_citta_1990_12_06
Uomo schivo e riservato, poco incline agli applausi, ha lasciato un segno indelebile nella Chiesa del nostro tempo e scavato un solco profondo.
Una breve biografia a ricordo del Cardinal Carlo Maria Martini (Fonte Wikipedia)
Nacque a Torino il 15 febbraio 1927.
Nel 1944 all’età di 17 anni entrò nella Compagnia di Gesù presso la casa religiosa dei gesuiti di Cuneo. Compì gli studi presso l’Istituto Sociale diTorino e ricevette l’ordine sacro il 13 luglio 1952 a Chieri nella Chiesa di Sant’Antonio dal cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino.
Conseguì il dottorato in teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958, con una tesi dal titolo Il problema storico della Risurrezione negli studi recenti.
Nel 1959 compie il suo primo viaggio in Terra santa visitando luoghi archeologici come studioso.
Nel 1964 cura una nuova edizione del Nuovo Testamento in greco e latino. Dopo aver insegnato nella Facoltà teologica di Chieri, tornò a Roma e, nel 1966, si laureò in Sacra Scrittura summa cum laude al Pontificio Istituto Biblico con l’importante tesi “Il problema della recensionalità del codice B alla luce del papiro Bodmer XIV”, pubblicata nello stesso anno.
Proseguì gli studi in Sacra Scrittura sempre presso il Pontificio Istituto Biblico, dove nel 1962 gli venne assegnata la cattedra di critica testuale e il 29 settembre 1969 venne nominato rettore, incarico che manterrà fino al 1978.
Come rettore compie numerose visite a Gerusalemme, diviene amico di Shemaryahu Talmon, rettore dell’università’ ebraica di Gerusalemme, con cui instaura una serie di rapporti e collaborazioni, arrivando a un programma di scambi interculturali in cui gli studenti italiani (in prevalenza religiosi e religiose) avrebbero potuto frequentare un semestre di studi nell’università di Gerusalemme, per meglio conoscere il mondo e la cultura ebraica, programma ancora dopo 30 anni della sua nascita.
Nello stesso periodo diventa uno dei cinque studiosi riuniti in un comitato internazionale incaricato di curare una nuova edizione critica del Nuovo testamento greco, Martini e’ l’unica componente cattolica e l’unica italiana del comitato costituito da studiosi di diverse confessioni cristiane.
Dal 1974 al 1980 ha fatto parte della Pontificia commissione biblica internazionale. Il 18 luglio del 1978 Papa Paolo VI lo nominò magnifico rettore della Pontificia Università Gregoriana succedendo al gesuita canadese Hervé Carrier.
Nella Quaresima dello stesso anno venne inoltre invitato dal papa a predicare il ritiro annuale in Vaticano.
Nominato arcivescovo di Milano il 29 dicembre 1979 da papa Giovanni Paolo II, venne da lui consacrato nella basilica di San Pietro il 6 gennaio successivo. Il 10 febbraio 1980 fece l’ingresso a piedi nella diocesi ambrosiana, dicendo “Vengo da lontano, come Paolo, con titubanza”, succedendo al cardinale Giovanni Colombo.
Fin dall’inizio la sua attività pastorale venne caratterizzata dalla ricerca di un contatto personale con tutte le realtà umane della diocesi, con passeggiate solitarie nelle vie cittadine, arrivando a festeggiare il suo primo onomastico servendo la minestra ai “barboni” nel rifugio di fratel Ettore sotto la stazione centrale. Ritornò da fratel Ettore nel 2000, due anni prima di salutare la città.
Nel 1980, il suo primo anno da vescovo, caddero uccisi dai brigatisti il magistrato Guido Galli e il giornalista del Corriere della sera, Walter Tobagi. Lui celebrò i funerali e nello stesso tempo disse sì alla richiesta di battezzare i due gemelli di Giulia Borrelli, terrorista di prima Linea che era in carcere per aver sparato a un uomo.
Nel novembre dello stesso anno avviò nella diocesi la pratica della Scuola della Parola, ricalcata sulla Lectio divina, per insegnare a «leggere un testo biblico usato nella liturgia, per gustarlo nella preghiera e applicarlo alla propria vita» forse l’evento più importante di tutto il suo ministero, per i giovani di allora che oggi sono uomini e fedeli attivi nella chiesa.
Più volte, nel primi anni, è stato sul punto di rinunciare di fronte al peso delle responsabilità. In quel periodo lavorava tantissimo.
A volte andò anche a trovare in segreto famiglie bisognose della città, fermandosi a cena da loro, servendo a tavola e chiedendo anche di lavare i piatti.
Approfittò anche del breve periodo di anonimato, dato che all’inizio era quasi uno sconosciuto, per passeggiare in città o andare a comprare il giornale.
Il 2 febbraio 1983 papa Giovanni Paolo II lo creò cardinale con il titolo di Santa Cecilia.
È del novembre 1986 il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del “Farsi prossimo”, dove viene lanciata l’iniziativa delle Scuole di formazione all’impegno sociale e politico.Al Sinodo mondiale dei laici, sempre nello stesso anno, tenne un intervento durissimo sulle degenerazioni dei movimenti, sulla loro autoreferenzialità rispetto alla Chiesa.
La Cattedra dei non credenti e il dialogo con l’Islam
Nel 1986 divenne presidente del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa, carica che manterrà fino al 1993. Nel 1987 avviò nell’arcidiocesi l’iniziativa, conclusasi nel 2002, della Cattedra dei non credenti, occasione di incontro e di dialogo tra cristiani e non credenti, rivolta nelle intenzioni di Martini a tutti i “pensanti” senza distinzione di credo.
Nel tradizionale Discorso alla Città del giorno di Sant’Ambrogio del 1990 stupì tutti i presenti dedicando tutto l’intervento al tema civile e spirituale del rapporto tra “i milanesi e l’Islam”. Raccomandò alla comunità civile in vista di una necessaria “integrabilità” di trasmettere con forza ai nuovi venuti la consapevolezza di non potersi appellare ai principi della legge islamica per ottenere spazi e prerogative giuridiche specifiche in un regime di laicità, sollecitando l’accoglienza e il dialogo.
Il 4 novembre 1993 Martini convocò il 47º sinodo diocesano di Milano, che si concluse nel 1995.
Massimo propulsore dell’ecumenismo tra le varie Chiese e confessioni cristiane da parte cattolica, sollecitò a Milano la fondazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane.
Al contempo promosse in maniera coraggiosa rispetto al magistero il dialogo tra Cristianesimo ed ebraismo, segnando in materia una svolta non solo a Milano e in Italia, ma in Europa e in Occidente;
Nel 1997 presiedette le celebrazioni del sedicesimo centenario della morte di Sant’Ambrogio, patrono dell’arcidiocesi di Milano. Nell’ottobre del1999 partecipò come membro al sinodo dei vescovi europei. Proprio a questo sinodo evocò “il sogno di una Chiesa giovane” e propose la creazione di un nuovo concilio per discutere sui problemi più spinosi, tra cui la posizione delle donne nella società e nella Chiesa, la questione della sessualità e la partecipazione dei laici nella disciplina cattolica del matrimonio.
Sempre nel 2000 nacque il Natale degli Sportivi, un tradizionale appuntamento fortemente voluto da Martini, che a ogni vigilia di Natale riunisce attorno all’Arcivescovo l’intero mondo sportivo diocesano, professionistico e non.
L’11 luglio 2002 vennero accettate dal papa le dimissioni per sopraggiunti limiti di età, presentate al compimento dei 75 anni.
Alla cattedra di Ambrogio, diventato arcivescovo emerito, gli successe il cardinale Dionigi Tettamanzi. Nello stesso anno viene insignito, nella cerimonia per la consegna dell’Ambrogino d’oro, della Grande Medaglia d’oro del comune di Milano.
Dal 2002 al 2007 il cardinale Martini visse prevalentemente a Gerusalemme, dove riprese gli studi biblici. a 75 anni ha ritradotto il papiro Bodmer, uno dei più antichi manoscritti biblici a noi pervenuti, contenente la Prima e la Seconda lettera di Pietro. Sono stati, poi, anni di preghiera intensa per la pace, nel periodo più duro della Seconda intifada.
In questi anni, ogni sera, dopo la messa che celebrava al Pontificio Istituto Biblico, la residenza dei gesuiti, incontrava personalmente molti pellegrini.
Era solito passeggiare con il panama bianco e un bastone elegante nella città vecchia, tra la Porta di Damasco e quella di Jaffa, un itinerario che compiva spesso per recarsi dalla casa dei gesuiti biblisti al Santo Sepolcro.
In quanto cardinale elettore, partecipò al conclave del 2005 che elesse papa Benedetto XVI. In tale occasione, venne indicato dai media come uno dei papabili, sostenuto dall'”ala progressista” del collegio cardinalizio.
Il 15 febbraio 2007 in occasione dell’ottantesimo compleanno del cardinale Martini, in base a quanto disposto dal motu proprio Ingravescentem Aetatem di Paolo VI del 1970, decaddero tutti gli incarichi ricoperti nella Curia romana e con essi il diritto di entrare in Conclave.
Per ricordare gli anni da lui trascorsi a Gerusalemme e per il suo impegno per il dialogo con il mondo ebraico, sulle sponde del Lago di Tiberiade, è sorta una foresta a lui dedicata, inaugurata a giugno 2013.
Rientrò in Italia nel 2008 e si stabilì presso l’Aloisianum, la casa dei gesuiti a Gallarate dove aveva studiato da giovane, per curare la malattia di Parkinson da cui fu affetto, malattia che rapidamente lo costrinse al silenzio e all’immobilità.
Dal 28 giugno 2009 il cardinale curò con cadenza mensile una rubrica dedicata alla fede sul quotidiano italiano Corriere della Sera, rispondendo alle domande poste dai lettori. Mantenne la rubrica fino al 24 giugno 2012.
A maggio 2012, l’amico rabbino Giuseppe Laras recatosi a salutare il cardinale, si congedò prendendogli tra le mani la testa e recitando in ebraico la benedizione sacerdotale (vd. Libro dei Numeri); al termine, Martini raccolse le forze, e benedisse nello stesso modo il rabbino.
Da metà agosto 2012 il cardinal Martini non fu più in grado di deglutire i cibi, ma rifiutò l’accanimento terapeutico. Il 30 agosto il cardinale Angelo Scola, suo successore all’arcidiocesi di Milano, rese pubblico l’aggravarsi delle condizioni di salute di Martini e invitò a pregare per lui. La morte sopraggiunse l’indomani alle 15:45.
Alle esequie, celebrate il 3 settembre dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola, presero parte 21.000 persone, tra le quali 12 cardinali, 38 vescovi, 1.200 sacerdoti il presidente del Consiglio Mario Monti e numerose autorità civili.
Nel corso della celebrazione fu letto il messaggio di Benedetto XVI che ricordava l’amore per le Sacre Scritture e la disponibilità all’incontro con tutti.
Nello stesso giorno una cerimonia di rito ebraico fu organizzata dalla comunità ebraica di Milano.
Al termine dei funerali fu sepolto in duomo, come i suoi tre predecessori san Carlo Borromeo, Alfredo Ildefonso Schuster e Giovanni Colombo, davanti all’altare del Crocifisso di San Carlo.
Perché il desiderio del cardinale Martini di essere sepolto in Terra Santa trovasse in qualche modo effettiva realizzazione, in occasione del sigillo definitivo del sepolcro vi furono posti due sacchetti di terra di Eretz Israel, fatti giungere dal rabbino Giuseppe Laras e due pergamene, una in ebraico una in latino.
Piero Gheddo scrive:
La sua era una fede che “si è fatta prossimo”, non un “vogliamoci bene perché questo solo è importante”. La fede di Martini era ferma e chiara, ma anche aperta alla ricerca del confronto con le ragioni degli altri. Non voleva una vita cristiana abitudinaria, voleva una fede che non lascia tranquillo il credente, ma lo mette di fronte ai non credenti e quindi a dare ragione del suo credere e ad interrogarsi se la propria vita rende testimonianza a Cristo, se è una luce che riscalda e illumina, oppure una fiammella di candela vacillante o un lievito che non sa di niente. La presenza dei non credenti vicini a noi, nella nostra stessa famiglia e società, deve interrogarci e convertirci a Cristo. Anche questo è spirito missionario.
La tomba dell’Arcivescovo nel Duomo di Milano continua ad essere frequentata da molti devoti che vi accendono candele e lumini, si fermano in preghiera.
Per annunziare Cristo in modo credibile il card. Martini riteneva che la Chiesa (cioè tutto il popolo di Dio) deve convertirsi al Vangelo in due sensi:
- da un lato avvicinarsi e accogliere i lontani, i diversi, non giudicarli, capire le loro ragioni, non polemizzare, amarli come fratelli ed esporre la fede in Cristo nello spirito del Vangelo
- dall’altro lato, il card. Martini pensava che «la Chiesa è rimasta indietro 200 anni», come ha detto lui stesso nella sua ultima intervista. E questo non per colpa delle curie o dei preti, ma perché la fede nel nostro Occidente vacilla in molti, la frequenza alla S. Messa domenicale diminuisce e la tentazione è di conservazione, di chiuderci in difesa dell’ovile minacciato da ladri e da lupi rapaci; Martini pensava che questi segnali fossero invece “segni dei tempi” che ci invitano ad una vita più evangelica.
I non credenti ammiravano nel card. Martini il suo non giudicare nessuno e non polemizzare, il non imporre nulla, il suo impegno civile e sociale, il suo porre problemi alla Chiesa affinché si aprisse agli altri condividendo le sofferenze delle persone in difficoltà e facendo il possibile per aiutarle e farle sentire a casa propria nella Chiesa. La “Cattedra dei non credenti” è stata per me una delle sue più profetiche iniziative pastorali e missionarie.
Quanto da lui professato negli atti e negli scritti durante il suo ministero come arcivescovo di Milano rispecchiano fedelmente Il motto e lo stemma.
Pro veritate adversa diligere
Per la verità scegliere anche le situazioni sfavorevoli.
Ci congediamo dal ricordo di questa statuaria figura della Chiesa Ambrosiana, con profondo affetto, pieni di bei ricordi, utilizzando 2 frasi di congedo usate proprio dal Cardinal Martini, una dalla sua amata diocesi di cui è stato pastore e una dalla vita terrena.
Ora forse vi chiederete che cosa mi appresto a fare dopo aver compiuto i 75 anni e aver esercitato il ministero di vescovo per ventidue anni e sette mesi, che è quasi identicamente il tempo in cui servì questa Chiesa il mio grande predecessore Sant’Ambrogio, alla cui ombra vorrei collocarmi come ultimo dei suoi discepoli. Ciò che mi preparo a fare vorrei esprimerlo con due parole: una che indica novità e un’altra che indica continuità
Mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle uscite di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio.
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